Vi confesso una cosa, qualche anno fa ho deciso che la mia carriera universitaria (conclusa con un titolo in ingegneria nel ‘97) doveva continuare. Pur essendo un credente il mio modo di pensare, ve ne sarete già accorti, trae ispirazione (non condividendone l’ateismo) dall’uomo rinascimentale, che non è più necessariamente subordinato alla verità religiosa del dogma cristiano ma si riporta al centro del mondo, riscopre la propria importanza storica, valorizza il mondo naturale entro il quale è immerso, vuole capire il mondo per piegarlo alle sue esigenze o per accorgersi, alla fine, che il limite posto dalla scienza è superabile in/con Dio! In base a quest’esigenza di conoscenza umanistica che mi portavo dietro da tempo ho scelto un corso universitario della facoltà di Lettere e filosofia: Storia e memoria delle culture Europee! Tutta questa premessa per dirvi che due giorni fa, a fronte di enormi fatiche ma con ancor più enormi soddisfazioni, ho dato il mio quinto esame (la media è di 2 esami l’anno – lo dico per confortare chi pensa di fare pochi esami l’anno) Storia Contemporanea! La prima domanda che il professore mi ha rivolto è stata: ”Mi parli del “Non Expedit”e dei rapporti tra Chiesa e Regno d'Italia da quel momento fino ai Patti Lateranensi.” Rispondendo alla domanda (vai sotto su Leggi Tutto) ho pensato: “Certo che nonostante siano trascorsi circa 140 anni dalla fine del potere temporale della Chiesa non è cambiato nulla, oggi sicuramente la Chiesa non utilizza metodi eversivi come nel periodo del nascente Stato Italiano ma ancora cerca (senza troppo pudore) di indirizzare il voto dei cattolici verso alcuni Partiti Politici”. Ora ovviamente (e per fortuna) ognuno è libero di dire la sua però qui sì tratta di uno Stato Sovrano che indica ai cittadini di UN ALTRO Stato Sovrano cosa debbano votare e francamente tutto ciò mi lascia un po’perplesso. Io credo che sia opportuno che la Chiesa ribadisca quali sono i mattoni fondanti della sua dottrina e poi, in coscienza, ogni cittadino/cattolico sceglierà. Non basta avere il Santo Padre in Home Page per meritare il voto cattolico. Lo scontro con il neo costituito Regno d'Italia giunse all'apice quando nel 1870, alla caduta di Napoleone III, le truppe dei Savoia entrarono a Roma (con la breccia di Porta Pia) ponendo fine alla sovranità temporale dei papi, passata indenne attraverso le alterne vicissitudini di mille anni di storia. Papa Pio IX protestò poiché la Chiesa riteneva di non aver garantiti spazi necessari per esercitare il suo ministero in piena libertà. Vista l'inutilità di uno scontro armato ordinò agli zuavi pontifici un'opposizione solo formale allo scopo di evitare inutili spargimenti di sangue e di rendere comunque evidente la violenza subita tanto più sentita quanto più il clima ideologico e politico diventava ostile alla Chiesa cattolica e al libero esercizio della sua missione. Alla fine della battaglia si contarono 49 caduti tra l'esercito sabaudo e 19 tra i pontifici. Il Papa si ritirò nel Vaticano rifiutando di riconoscere il nuovo stato e dichiarandosi prigioniero politico. Questa situazione, indicata come Questione Romana, durò fino ai Patti Lateranensi del 1929. Il 13 maggio 1871 ci fu la promulgazione della Legge delle Guarentigie: legge con la quale lo stato italiano stabiliva (unilateralmente) i diritti ed i doveri dell'autorita' papale. Il 21 agosto 1871 Pio IX scrisse a re Vittorio Emanuele II esprimendo le ragioni per cui non poteva accettare la legge. In risposta all'atto di offesa dello stato, Pio IX in data 10 settembre 1874 promulgò il famoso non expedit (non giova, non è opportuno) col quale veniva palesemente sconsigliata e, di fatto, vietata la partecipazione di ecclesiastici e cattolici alla vita politica del neo stato italiano (sia come candidati e sia come elettori). Fino alla sua morte il Papa continuò a definirsi «prigioniero dello stato italiano». |